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  • Venerdì 4 novembre 2022

Ci sono tre navi con mille migranti ferme al largo della Sicilia

Da più di una settimana sono in attesa di un porto in cui attraccare, ma il governo italiano non vuole permetterlo

Un barcone di migranti soccorsi da Medici Senza Frontiere (Twitter / MediciSenzaFrontiere)
Un barcone di migranti soccorsi da Medici Senza Frontiere (Twitter / MediciSenzaFrontiere)

Da ormai più di una settimana al largo della Sicilia ci sono tre navi gestite da ong che hanno soccorso circa mille migranti nel Mediterraneo e che non hanno ancora ricevuto l’autorizzazione ad attraccare in un porto italiano. A bordo della Ocean Viking di Sos Méditerranée ci sono 234 persone migranti, sulla Humanity One di SOS Humanity ce ne sono 179, e sulla Geo Barents di Medici Senza Frontiere 572.

Le condizioni sanitarie a bordo sono molto complicate, ci sono centinaia di bambini e le previsioni meteo per i prossimi giorni sono in peggioramento, con possibili tempeste e onde alte fino a sei metri. Ma il governo italiano si sta opponendo a far sbarcare i migranti, di fatto riproponendo la strategia dei porti chiusi adottata tra il 2018 e il 2019 dal primo governo guidato da Giuseppe Conte, con Matteo Salvini ministro dell’Interno.

Anche il governo Meloni vuole affrontare la questione dei flussi migratori verso l’Italia in modo simile, chiedendo che l’Unione Europea si impegni di più e più direttamente per la gestione dei migranti che arrivano al largo delle coste italiane. Lo fa appigliandosi al fatto che a soccorrere i migranti sono navi di ong battenti bandiere di altri paesi europei: ma è una polemica solo politica che trascura il fatto che nel frattempo, mentre le tre navi delle ong sono bloccate, centinaia di altri migranti arrivano irregolarmente in Italia in altro modo ogni giorno. Solo giovedì, per esempio, nel porto di Crotone sono sbarcati 465 migranti che erano a bordo di un peschereccio partito dalla Libia e intercettato dalla Guardia di Finanza (ma sono molti di più quelli che arrivano via terra o in aereo).

Giovedì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affrontato la questione nel corso della sua visita a Bruxelles, il suo primo viaggio all’estero da quando è a capo del governo, in cui ha incontrato tra gli altri la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola.

Al termine dell’incontro con Metsola, Meloni ha vagamente parlato del tema dei migranti bloccati al largo della Sicilia, dicendo che la priorità italiana è «la difesa dei confini esterni e anche questa è una materia ovviamente molto delicata e importante sulla quale ho trovato delle orecchie disponibili all’ascolto».

Aveva invece fatto dichiarazioni molto più nette al giornalista Bruno Vespa, in un’intervista per il nuovo libro di quest’ultimo. A Vespa ha ribadito un concetto espresso già altre volte in passato, ovvero che dei migranti soccorsi dovrebbero occuparsi i paesi di provenienza delle navi ong: «Se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata».

In questo caso Meloni fa riferimento alle navi Ocean Viking e Humanity One, battenti bandiera tedesca. Lo stesso concetto era stato espresso nei giorni scorsi dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a proposito della Geo Barents, che batte invece bandiera norvegese: «Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia», aveva detto.

In realtà, però, tutte le navi che soccorrono delle persone in mare devono rispettare la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979 e le altre norme sul soccorso marittimo, che prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” sia per prossimità geografica a dove è avvenuto il salvataggio sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani, a prescindere sia dalla zona SAR (cioè di soccorso in mare) sia dalla bandiera battuta. Il diritto internazionale, nel caso dei soccorsi in mare, non prevede legami tra la nave che batte la bandiera di un certo stato e quello stato (spesso peraltro la scelta della bandiera ha ragioni esclusivamente fiscali).

Nei giorni scorsi il ministero dell’Interno italiano aveva anche inviato una “nota verbale” a Germania e Norvegia per chiedere che i rispettivi governi si occupassero dei migranti a bordo delle navi delle ong. Una nota verbale nella prassi diplomatica è una comunicazione preparata in terza persona, non firmata o siglata da un diplomatico. Di solito, viene utilizzata per comunicare tra ambasciate oppure tra ambasciate e ministeri.

A quella inviata alla Germania, il governo tedesco ha risposto con una lettera resa pubblica dalla trasmissione di Rai 3 Il cavallo e la torre. Nella lettera si dice che il governo tedesco ha chiesto a quello italiano «di prestare velocemente soccorso» ai migranti a bordo delle navi delle ong. «Per il governo federale, le organizzazioni civili impegnate nel salvataggio dei migranti forniscono un importante contributo al salvataggio di vite umane nel Mediterraneo. Salvare persone in pericolo di vita è la cosa più importante». Venerdì anche l’ambasciatore norvegese a Roma ha risposto alla richiesta italiana dicendo che la Norvegia non ha alcuna responsabilità nel salvataggio dei migranti a bordo della Geo Barents.

Dalla Commissione Europea, invece, per ora è arrivato solo un commento della portavoce Anitta Hipper, che nel corso di una conferenza stampa ha detto che la Commissione sta seguendo la vicenda delle tre navi ma non è coinvolta nelle operazioni di salvataggio in mare né nella definizione del luogo di sbarco: «Tuttavia, ricordiamo che salvare vite in mare è un dovere morale e un obbligo legale di diritto internazionale degli Stati membri indipendentemente dalle circostanze», ha detto, implicitamente riferendosi al governo italiano.

Sul tema venerdì mattina è intervenuto anche il governo francese, tramite il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, che in un’intervista all’emittente RMC-BFMTV ha detto che la Francia è pronta ad accogliere parte dei migranti che si trovano sulla Ocean Viking, e di non avere alcun dubbio che l’Italia rispetterà il diritto internazionale, accogliendo in uno dei suoi porti la nave della ong Sos Méditerranée.

– Leggi anche: Cosa può fare Salvini sull’immigrazione da ministro delle Infrastrutture?